La cessione del quinto dello stipendio è un finanziamento dedicato a tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico, statale e privato. La rata viene trattenuta direttamente dalla busta paga e a versarla all’istituto di credito è proprio il datore di lavoro che, salvo assenza di requisiti, è obbligato a concederla al dipendente. Inoltre la cessione del quinto è un prestito sicuro perché è coperta da polizza assicurativa che garantisce il rimborso anche in caso di perdita del lavoro o al subentrare di gravi eventi. Ci sono però alcune circostanze in cui l’assicurazione non copre il rimborso. Vediamo insieme cosa succede se il lavoratore si licenzia o si dimette.
Licenziamento o dimissioni del lavoratore con cessione del quinto in corso
La polizza assicurativa sulla cessione del quinto dello stipendio garantisce il rimborso nel caso in cui il lavoratore venga licenziato non per giusta causa dal datore di lavoro. Se il licenziamento avviene per giusta causa o è il lavoratore stesso a dare dimissioni, il rimborso non viene garantito dall’assicurazione. Se si verifica una delle due situazioni deve essere quindi il lavoratore a rimborsare la quota di finanziamento residuo. Come? Attraverso il TFR accantonato. Possono presentarsi due casi:
- Se il debito residuo è inferiore al TFR maturato, l’istituto di credito detrarrà la parte di TFR necessaria per saldare l’importo spettante;
- Se il debito residuo è superiore al TFR maturato e quindi non è sufficiente a coprire l’importo rimanente l’istituto di credito si rivarrà sull’intero TFR. Il residuo rimanente dovrà in ogni caso essere saldato dal lavoratore.
Lavoratore che si licenzia o dimette per un nuovo impiego
Se il lavoratore si dimette o si licenzia perché ha trovato un nuovo impiego non subisce alcuna trattenuta sul TFR. Dovrà semplicemente comunicare tempestivamente all’istituto di credito i dati del nuovo datore di lavoro e le credenziali del nuovo contratto per far passare la trattenuta sulla nuova busta paga.
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