Dopo la sentenza depositata nel mese di giugno da parte della Corte Costituzionale, non sarà più possibile ridurre la pensione di reversibilità di una cifra superiore a quella dei redditi aggiuntivi del coniuge superstite.
Per la prima volta la Corte Costituzionale ha dovuto cambiare direzione e rivalutare la riduzione, in alcuni casi specifici, dell’indennizzo spettante.
In seguito ad una questione sollevata dalla Corte dei Conti del Lazio per conto di una vedova che, nonostante la clausola di garanzia, si è vista sottrarre dall’INPS ben più del reddito aggiuntivo percepito. La Corte Costituzionale, pur giudicando l’operato dell’INPS corretto, ha applicato delle restrizioni in favore della vedova, in quanto veniva a mancare il principio di ragionevolezza nell’applicazione della riforma.
Pensione di reversibilità: come funziona in caso di coniuge defunto
La pensione di reversibilità è corrisposta al coniuge della persona defunta al 60% del totale, quindi se il deceduto prendeva 1.000 € al mese, al coniuge ne verranno erogati 600.
Nel 1995, con l’introduzione della legge n. 335, conosciuta come Riforma Dini, sono state definite delle riduzioni per coloro che già percepiscono un reddito. Cioè se il coniuge del defunto lavora, percepisce già la pensione o ha altre forme di reddito, può arrivare ad una riduzione anche del 50%.
Per sapere come vengono applicate le riduzioni sulla pensione di reversibilità bisogna consultare la tabella di riferimento (allegato Tabella F dell’art. 1 comma 41 della Riforma Dini). Nello specifico:
- Se il coniuge superstite ha un reddito non superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo, la pensione dovuta verrà erogata per intero;
- Se il coniuge superstite ha un reddito fra 3 e 4 volte il minimo annuo, il totale della pensione dovuta verrà ridotto del 25%;
- Se il coniuge superstite ha un reddito fra 4 e 5 volte il minimo annuo, il totale della pensione dovuta verrà ridotto del 40%;
- Se il coniuge superstite ha un reddito 5 volte superiore al minimo annuo, il totale della pensione dovuta verrà ridotto del 50%.
Ipotizzando che un cittadino prenda 100.000 € di pensione di reversibilità e abbia anche ulteriori redditi per 40.000 €, con l’applicazione della riduzione al 50% perderebbe 50.000 €, cifra superiore ai redditi che ne causano la riduzione.
Pensione di reversibilità: cosa cambia?
In seguito alla questione sollevata dalla Corte dei Conti del Lazio, è stata riscontrata una parziale illegittimità relativa al comma 41 dell’art. 1 della Riforma Dini. L’illegittimità riguarda la riduzione della pensione di reversibilità e la Corte Costituzionale ha stabilito che “la decurtazione effettiva della pensione non possa essere operata in misura superiore alla concorrenza dei redditi stessi”. Di conseguenza ha stabilito un tetto massimo ufficiale.
Quindi, nel caso in cui un cittadino prenda 100.000 € di pensione di reversibilità e abbia, nel frattempo, anche ulteriori redditi per 40.000 €, L’INPS non potrà più detrarre una percentuale che superi la cifra del reddito aggiuntivo.